Il Museo della Civiltà Contadina “Michele Russo” nasce nel 1995 per volontà di un ex ferroviere in pensione, Carlo Russo, con la passione per la storia, le tradizioni, le arti contadine.
In circa trent’anni Carlo Russo aveva percorso instancabilmente le campagne dell’entroterra vesuviano e della provincia di Napoli in cerca di oggetti e testimonianze del mondo rurale riferiti a un periodo precedente l’introduzione delle macchine agricole sui campi coltivati e l’organizzazione intensiva della lavorazione della terra.
In quegli anni, oltre a raccogliere gli oggetti che saranno il nucleo di partenza della collezione esposta attualmente, incontra persone dalle quali raccoglie testimonianze, racconti, fatti ed episodi di vita vissuta relativi all’utilizzo degli oggetti e degli strumenti che acquisiva, come degli ambienti sociali e quotidiani di un tempo. Documenti orali poi raccolti in una pregevole pubblicazione dal titolo “‘E sentite signuri miei “.
Dopo un lungo periodo senza fissa dimora, la collezione trovo una collocazione definitiva negli antichi cellai del Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo a Somma Vesuviana che, in condizioni di abbandono e fatiscenza, venne ripulito, ristrutturato e adeguato alla sistemazione degli oggetti ad opera dello stesso Russo, con l’aiuto di alcuni giovani volontari sommesi.
Poi venne il momento più difficile dell’organizzazione e dell’avvio alle attività, con alterne vicende e discontinuità dovute alla complessità di reperire risorse economiche e umane che ne consentissero una stabile e organizzata attività. Sforzi che sfociarono nel 1998 nella collaborazione con un gruppo di studenti universitari che avevano intrapreso un percorso di studi nelle discipline dei Beni Culturali.
Da quel momento in poi, il Museo Contadino crebbe e divenne una realtà affermata sul territorio, con una crescita esponenziale nel numero di visitatori e nelle attività esterne che Carlo Russo con l’ausilio dei suoi collaboratori riuscì con non poca fatica ad impiantare stabilmente.
La scomparsa prematura del fondatore nel 2003, seppur tra numerose difficoltà, non ha fermato l’attività del Museo, che ha trovato nei figli di Carlo Russo i continuatori di un sogno e gli eredi di un progetto ancora ben lontano dall’essere portato a termine, verso il quale hanno lavorato e lavorano ancora oggi continuando l’attività paterna e lottando affinché il museo “Michele Russo” possa continuare a crescere e sopravvivere.